Studio Blu

  • Chi Siamo
    • Il Team
    • La Storia
  • Codice Etico
  • Servizi
    • Malasanità
    • Incidente Stradale
    • Rivalsa del Datore di Lavoro
    • Infortunio
    • Sinistri Gravi
    • Responsabilità Civili Diverse
  • Le nostre sedi
  • News
  • Pubblicazioni
  • Segui la tua pratica
  • Lavora con noi
  • Contatti
  • Home
  • Blog
  • Falsi incidenti a Napoli: e la Banca Dati Sinistri che ci sta a fare?

Falsi incidenti a Napoli: e la Banca Dati Sinistri che ci sta a fare?

Falsi incidenti a Napoli: e la Banca Dati Sinistri che ci sta a fare?

da Studio Blu / lunedì, 22 Ottobre 2018 / Pubblicato il Blog, Consigli da Studio Blu
falsi incidenti

È notizia di questi giorni la scoperta di una organizzazione, operativa in campania, composta da avvocati, consulenti e falsi testimoni, che avrebbe architettato una frode alle assicurazioni denunciando, solo nell’ultimo anno, almeno 2.800 falsi incidenti, ma i numeri potrebbero addirittura essere quattro volte superiori. Ben 18 gli avvocati già agli arresti domiciliari, e un totale di 50 persone destinatarie di misure cautelari.

Una vicenda che ha dell’incredibile, perchè, contrariamente a quanto voglia farci credere la stampa, che ci descrive la scaltrezza degli “007” delle compagnie, che avrebbero smascherato un sistema truffaldino arguto e subdolo, non stiamo parlando di chissà quale abile macchinazione. A ben vedere, si tratta di una truffa realizzata sotto gli occhi di tutti, dell’IVASS e delle compagnie, in primis.

Già, perchè in base a quanto ci descrive la cronaca locale, le richieste di risarcimento erano tutte riguardanti soli danni materiali, per un importo sempre fisso di 3.035 euro e 33 centesimi, e a sostegno delle pretese risarcitorie vi erano le dichiarazioni fornite, a rotazione, da finti testimoni organizzati, coordinati e prezzolati da un’agenzia locale, il cui titolare, secondo il gip, avrebbe presentato almeno 117 richieste di risarcimento in qualità di danneggiato. Gli assegni di risarcimento, inoltre, venivano tutti incassati a Malta, da dove sembra venisse poi gestito un giro di riciclaggio che portava i soldi direttamente nelle tasche degli organizzatori della truffa.

Eppure, già due anni fa parlavamo proprio in queste pagine dell’esistenza dell’Archivio Informatico Antifrode e della Banca Dati Sinistri, che ha l’unica finalità (e sono parole dell’IVASS) “di agevolare la prevenzione e il contrasto di comportamenti fraudolenti nel settore della RC Auto obbligatoria”. Un sistema di verifica che permette di avere una stima del livello di “rischio frode” di un sinistro, eseguendo un controllo sui cosiddetti “parametri di significatività” ottenibili verificando i nomi dei danneggiati, dei testimoni, degli avvocati o patrocinatori coinvolti, e molti altre variabili che le compagnie stesse “dovrebbero” inserire volta per volta, ad ogni sinistro gestito. IVASS e ANIA, all’epoca, commentavano trionfalmente il nuovo “cervellone” annunciando l’avvento di tempi duri per i furbetti.

E allora, vogliamo forse credere che una truffa come quella scoperta in questi giorni a Napoli, dove i protagonisti sono sempre gli stessi, gli importi risarciti i medesimi, testimoni “ciclici” e assegni incassati a Malta, è riuscita a passare lo scrupoloso vaglio di questi sofisticatissimi ed efficentissimi sistemi di verifica?

Delle due l’una. O l’Archivio Informativo Antifrode e la Banca Dati Sinistri tanto efficaci, alla fin fine, non lo sono proprio, oppure le compagnie non sanno usare questi strumenti e non hanno avuto l’attenzione di verificare chi e cosa stavano pagando.

In definitiva, abbiamo una organizzazione criminale (e non è la prima) che ha messo in piedi un sgangherata truffa ai danni delle assicurazioni sfruttando il generale lassismo delle compagnie sul fronte della lotta alle frodi. Questa è la vera notizia.

Le assicurazioni avrebbero sicuramente potuto bloccare questo fenomeno prima che assumesse tali dimensioni colossali, se solo i sistemi di prevenzione e verifica, già esistenti e tecnicamente funzionanti, venissero usati a dovere.

Eppure, negli articoli che oggi commentano il caso di Napoli, leggiamo che mancherebbe una banca dati ufficiale che permetta un controllo fin dalle prime fasi dei procedimenti, e che pertanto le “povere” compagnie sono costrette a redigere a mano degli elenchi di autotutela.

Non serve l’intelligence della CIA o i fantomatici 007 delle assicurazioni per scoprire casi come questi. Basterebbe sfruttare i sistemi che già ci sono.
Ma questo le compagnie non lo vogliono fare. Perchè?

  • Tweet

Che altro puoi leggere

vacanze ai tropici
Assicurazione viaggio, per sceglierla occhio a servizi offerti, massimali e franchigie. Il prezzo? Non troppo basso
megafono
Rc Auto, reclamo alla compagnia e all’Ivass: come, quando e perché
furto d'auto
Garanzia furto: occhio al degrado

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli recenti

  • Finalmente la tabella nazionale per le macrolesioni. Ma “finalmente” per chi?

    Finalmente ci siamo. Finalmente le tabelle “di ...
  • Arriva l’arbitro assicurativo. Ma ne abbiamo davvero bisogno?

    Ci hanno provato con la mediazione obbligatoria...
  • Le migliori offerte rete mobile per attività di consulenza in outsourcing

    Il termine outsourcing è composto da due parole...

Categorie

  • Blog
  • Case history
  • Consigli da Studio Blu
  • Giurisprudenza
  • News di settore

  • Chi Siamo
    • Il Team
    • La Storia
  • Codice Etico
  • Servizi
    • Malasanità
    • Incidente Stradale
    • Rivalsa del Datore di Lavoro
    • Infortunio
    • Sinistri Gravi
    • Responsabilità Civili Diverse
  • Le nostre sedi
  • News
  • Pubblicazioni
  • Segui la tua pratica
  • Lavora con noi
  • Contatti
TORNA SU